lunedì 22 luglio 2019

Rio de Janeiro: il Real Gabinete Português de Leitura

C'è un luogo incredibile e dall'atmosfera magica nel centro storico di Rio. Parliamo del "Real Gabinete Português de Leitura", cattedrale laica che vale assolutamente la pena di visitare. La facciata in stile neomanuelino ha la solennità di una chiesa: si ispira alla facciata del Monastero di San Geronimo di Lisbona. E' stata scolpita da Germano Josè Salle in pietra "lioz" (una particolare pietra calcarea tipica del Portogallo)e poi portata a Rio via nave. Le quattro statue che adornano la facciata rappresentano i navigatori portoghesi Pedro Alvares Cabral (lo scopritore del Brasile) e Vasco da Gama, il poeta portoghese Luis de Camões, e l'Infante D.Henrique (Enrico il Navigatore). I bassorilievi a forma di medaglione incorniciano i volti di Fernao Lopes, Gil Vicente, Alexandre Herculano e Almeida Garrett. 

La Biblioteca, aperta al pubblico dal 1900, possiede la maggior collezione di opere portoghesi fuori dal Portogallo. Come istituzione nacque pochi anni dopo la proclamazione dell'indipendenza del Brasile,  grazie a 43 immigrati portoghesi desiderosi di creare uno spazio per ampliare la cultura lusitana. Comprarono libri e manoscritti rari, sottoscrissero abbonamenti a periodici di Lisbona e di altre grandi città. Si andò formando così il primo nucleo di quello che nel tempo diventerà un patrimonio di più di 350mila volumi di cui moltissimi rari e preziosi. All'inizio la Biblioteca occupava un edificio che si rivelava ogni giorno meno adatto a contenere il numero sempre crescente di opere, ormai giunto a 50mila volumi. Così si decise di edificare questa sede spettacolare, progettata dall'architetto Rafael da Silva e Castro. La costruzione dell'edificio ebbe inizio nel 1880. Il Real Gabinete fu inaugurato nel 1887 dall'Imperatore don Pedro II e da sua figlia, quella Principessa Isabel nota per aver apposto l'anno seguente, il 1888, la sua firma sotto alla legge che abolì finalmente la schiavitù in Brasile. 




Al Real Gabinete si accede gratuitamente attraversando un ingresso impreziosito da un pavimento di maioliche, ci si registra presso i cortesi uscieri e...appena varcata la soglia il colpo d'occhio è stupefacente! Pareti altissime e completamente rivestite di antichi scaffali, abitati da miriadi di volumi. Coste e coste, una a fianco all'altra, strette a formare un'incredibile tappezzeria, esaltata da raggi di luce filtrati  attraverso i vetri colorati di un affascinante lucernario bianco, rosso e blu.







Alle ringhiere degli austeri soppalchi sono applicate targhe commemorative nere con le scritte dorate. Ci attira subito quella dedicata allo scrittore Machado De Assis, che amiamo: di lui ci è piaciuto soprattutto leggere "L'Alienista", vicenda allegorica venata di sarcasmo che narra le gesta di uno psichiatra fermamente convinto che la maggioranza dei suoi concittadini sia malata di mente e sia da ricoverare nella "Casa Verde", la clinica da lui stesso fondata.









Il colpo d'occhio a 360° è inebriante e il silenzio assoluto, malgrado tanti visitatori, e qualche studioso seduto agli antichi tavoli da consultazione. Qui siamo circondati da pura bellezza. Un gioiello considerato dalla rivista Time come una fra le venti biblioteche più belle al mondo. E' una Rio che non ti aspetti di trovare: appena fuori di qui il traffico scorre instancabile mentre qui dentro il tempo si è fermato. E si esce grati per i momenti di pace trascorsi, e di estatica contemplazione di tanto splendore.








 

mercoledì 17 luglio 2019

Estate 2019 ...Estate brasileira!

E'...un'estate brasileira, Samba...Choro... e Capoeira (tanto per fare la rima eh, perchè la Capoeira in realtà non è il nostro forte). 

Siamo di nuovo in cammino, stavolta è un ritorno dato che il Brasile è il nostro "posto del cuore" e in particolare la città di Rio de Janeiro la sentiamo ormai davvero, dopo tanti soggiorni, come la nostra "casa" in America Latina.

Avanti, dunque. Imbarchiamoci da Torino Caselle per Francoforte, e di lì, a sera, su un formoso jet per attraversare l'Atlantico. Domattina ci sveglieremo nella Cidade Maravilhosa e magari faremo colazione con le fragranti palline di pão de quejio (pane al formaggio). Non ne vediamo l'ora!!!

 


"Aperte o cinto, vamos chegar
Água brilhando, olha a pista chegando
E vamos nós aterrar"  (Samba do avião, A.C. Jobim)




Eccoci atterrati all'aeroporto internazionale di Rio, sigla aeronautica GIG. E' situato su un'isola, l'Ilha do Governador, lato occidentale della Baia di Guanabara, collegata alla terraferma da un ponte. Per l'esattezza, l'aeroporto occupa un'area chiamata "Galeão" (Galeone) proprio perchè nel XVII secolo lì fu costruita un' imponente imbarcazione chiamata "Galeão Padre Eterno", all'epoca pare il più grande del mondo (lo dice Wikipedia citando una notizia apparsa su un giornale del 1665). 

L'aeroporto Galeão è stato successivamente intitolato ad Antonio Carlos "Tom" Jobim, maestro sovrano della Bossa Nova, orgoglio della musica brasiliana. Ah, per inciso, Tom Jobim non amava volare...

Terminati i controlli d'ingresso (immigrazione e dogana) percorriamo i lunghi corridoi tappezzati di pannelli luminosi. Un primo abbraccio di Rio, un po' artificiale ma già così coinvolgente.


Ci dirigiamo all'uscita con la decisa camminata di due che sanno bene dove andare: a prendere il bus navetta che collega  l'aeroporto internazionale e il suo omologo nazionale, il "Santos Dumont", che a sua volta si trova proprio a due minuti a piedi dal nostro hotel abituale. Ve l'abbiamo già detto, no? A Rio siamo "di casa".

Camminare decisi è importante: nessuno ti ferma per offrirti taxi, nessuno ti individua come turista sprovveduto e smarrito, facile preda da turlupinare o peggio rapinare.




Sono le 6:15 e il bus percorre le strade di periferia, fino a raggiungere una Rio de Janeiro ancora semideserta.  Qui è inverno, anche se pur sempre un inverno tropicale.

Riconoscere lontano la statua del Cristo Redentore, in cima al Corcovado, attraverso i vetri un po'offuscati dai riflessi è assaporare la certezza di essere davvero arrivati. Un po' come quando noi torinesi tornando da un lungo viaggio vediamo la collina con la sagoma della basilica di Superga.







E' sempre emozionante guardare scorrere frame di luoghi noti. E purtroppo riconoscere anche problemi noti, come quello dei "moradores de rua", la città parallela di invisibili che dormono ai lati delle strade, sotto i portici, contro le serrande chiuse, o al riparo offerto dalla pensilina di una fermata di autobus.







Dentro ai capannoni che costeggiamo lungo il percorso ci sono alcuni dei carri allegorici del Carnevale, lo sappiamo perchè altre volte passando di lì li abbiamo intravisti. 














Il bus collega i due aeroporti, e quando arriviamo in città il primo autorevole abitante di Rio ad accoglierci è come sempre lui: l'aviatore Alberto Santos Dumont. Una figura di spicco dell'epopea dell'aviazione, a cui è stato dedicato questo aeroporto e quindi nell'ingresso aeroportuale un busto, sovrastato da un imponente mural. 


Ciao, Alberto! Hai visto? Siamo tornati di nuovo! Siamo proprio contenti di rivederti!!! Ora però ce ne andiamo in hotel...speriamo che nonostante siano solo le 8 del mattino una camera sia già libera. Sai, gli aerei moderni sono molto più comodi di quelli su cui eri abituato a volare tu. Però, un intercontinentale in economy class è sempre un po' scomodo e abbiamo proprio bisogno di schiacciare un pisolino. E poi, ti confessiamo che non vediamo l'ora di ripercorrere a piedi, zaini in spalla, la nostra passerella. Quella che ci porta dritti all'hotel. 
Até logo,quindi! A più tardi!
























martedì 24 luglio 2018

Un assaggino di Playa del Carmen

 

 

Placidamente accomodati sulle sedie a dondolo "Nonna Papera style" che caratterizzano l'area partenze dell'aeroporto di Fort Lauderdale-Florida ci godiamo la vista dell'aeromobile della Spirit che fra poco ci accoglierà per farci volare a Cancun e di lì raggiungere in bus Playa del Carmen



Finalmente tocca a noi salire fra le nuvole, oggi solo graziosi batuffoli sopra un mare dalle sfumature blu e smeraldo

 

Aeroporto di Cancun, mezzogiorno. Caldo insopportabile, luce accecante. Saliamo sul bus che in poco più di due ore ci porta a Playa del Carmen, la Rimini messicana ambitissima meta dei vacanzieri amanti di tintarella al sapor di peperoncino, nachos e birretta Corona.





Playa del Carmen si trova nel Quintana Roo, il relativamente giovane  Stato messicano (è tale dal 1974) che porta il nome del patriota Andréas Quintana Roo, uno dei padri dell'indipendenza messicana. 



La posizione climaticamente privilegiata, all'apice orientale della penisola dello Yucatan, e in piena zona archeologica Maya, fa di questo Stato e di questa penisola una meta turistica davvero significativa. In particolare, Playa del Carmen è a soli 20 km dall'isola più grande del Messico, Cozumel. Ed è proprio dalle coste dove ora sorge Playa del Carmen che  gli antichi Maya salpavano per recarsi nell'isola a rendere omaggio alla dea della fertilità Ixichel. A un'ora di bus da Playa, inoltre, c'è un'altra località balneare interessante: Tulum. Sarà la nostra prossima meta per poi proseguire e visitare il sito archeologico Maya di Chichen Itzà. Mentre ragioniamo sulle nostre prossime tappe percorriamo a piedi un quartiere residenziale con edifici candidi e alberi decorati di sgargianti fiori rossi.





Arriviamo all'Hotel che ci ospiterà per i prossimi tre giorni. E' una struttura nuova di zecca, appena inaugurata. L'ultimo piano ospita un'area relax con lettini e una piccola piscina azzurra molto invitante. Ne approfitteremo senz'altro!






Ora però, ci godiamo la città in questo scorcio di pomeriggio assolato e pieno di colori, sbirciando dalla strada le famose spiagge che ogni anno ospitano migliaia di turisti europei desiderosi di rosolarsi al sole dei Caraibi






Poi andiamo alla scoperta del centro pedonale di Playa, la via dello "struscio" serale, la famosa "Quinta Avenida"!




Adesso è ancora assopita nella calura del pomeriggio, semideserta di turisti ma già ben attrezzata  di bar con "butta-dentro" piuttosto insistenti. Fra qualche ora la Quinta si animerà di luci, aprirà anche le botteghe di souvenir, scintillerà di locali dove gustare i deliziosi spuntini Tex Mex, sarà popolata da bagnanti in vena di movida e commercianti in vena di spremere il più possibile i loro portafogli in cambio di relax, allegria, atmosfera spensierata e...qualche oggetto etnico che una volta ritornati a casa aiuterà a suscitare  il ricordo della vacanza trascorsa, donando un po' di colore al grigio della routine quotidiana. Passeggiamo ancora un po', poi ci concediamo la nostra prima birra messicana della stagione, una Victoria ben fredda, e un "cevice" (pesce crudo marinato con succo di limone o lime). Come al solito le chiacchiere con il cameriere vertono sul calcio, sulla Juventus e sul recentissimo nuovo acquisto: CR7 alias Ronaldo. La sua notorietà è grande anche qui in Messico!


Intanto si è fatto buio. Cominciamo a sentire la stanchezza di una giornata di viaggio (siamo decollati da Miami intorno  alle 10 e quindi la sveglia era suonata ben prima). Lo spuntino appena fatto ci basta. Non abbiamo nemmeno fame, più che altro sonno. Ripercorriamo quindi, per tornare in hotel, una Quinta Avenida ormai in pieno fervore turistico serale.
 

Dalle vetrine fa capolino qualche deliziosa Catrina. Che belle le Catrine! Elegantissime, macabre signore scheletriche abbigliate in stile Belle Epoque, con cappello piumato, boa di struzzo e sigaretta col bocchino, nate nell'800 per simboleggiarela decadenza della classe agiata della società messicana. Ma avremo modo di raccontare meglio questa storia nei prossimi post. Per adesso ammiriamone una piuttosto inusuale, fatta di ceramica e con la gonna formata da un mazzo di calle, ovvio riferimento al famoso quadro di Diego Rivera che di Catrine se ne intendeva, visto che ne aveva dipinte di famosissime. 



E poi sombreri! Sombreri impilati, ordinati per diametro e misura, il massimo del trash irresistibile da portarsi a casa da un viaggio in  Messico. In effetti un pensierino ce lo facciamo anche noi...ma ci frena l'idea di doverceli trascinare appresso per tutto il viaggio, che è appena iniziato...