domenica 12 luglio 2015

Estate 2015: Nuovi compagni di viaggio

Ricordate i nostri primi compagni di viaggio? Gli zaini-trolley rossi e neri con cui abbiamo inaugurato il blog "Il cielo blu del Perù"?


Non li abbiamo buttati via, sono ancora in perfetto stato dopo tanti chilometri. Ma quest'anno proveremo ad essere più essenziali.  A stipare ciò di cui non possiamo davvero fare a meno in un contenitore più piccolo. Un bagaglio da  tenere sott'occhio non solo in aereo, ma anche in pullman. Così malleabile da poter essere incastrato nelle cappelliere più ridotte. Ed eccoli pronti, i nuovi compagni di viaggio: semplici,niente più manici rigidi e rotelline. Capacità 35 lt. Due zaini verdi e robusti (ce lo auguriamo) come Hulk o, se preferite, resistenti come tartarughe Ninjia. E come loro belli tondi e gonfi: perché davvero non è impresa facile farci stare l'occorrente per più di un mese di avventura, da trascorrere perlopiù in abiti invernali  e quindi abbastanza ingombranti.


Già. Ma dove siamo diretti? L'estate 2015 sarà in effetti un altro inverno 2015. Conosceremo Rio de Janeiro in una prospettiva diversa, quella che raccontano fresca, tranquilla, senza la solita afa e priva della fastidiosa confusione  turistica  estiva e balneare di dicembre. Faremo anche un salto a Petròpolis, la villeggiatura di Dom Pedro II Imperatore del Brasile. Poi, un volo ci porterà a Buenos Aires, la città dove miti come il tango e contraddizioni come la scarsa memoria del suo passato di emigrazione convivono in strettissima alleanza. Abbiamo cari amici ad aspettarci, da quelle parti.   E dopo, il Cile:  Santiago, Valparaiso, il pellegrinaggio per devoti a Pablo Neruda, insomma. Quindi il rientro in Argentina, a cercare cosa resta ancora della storia dell'emigrazione piemontese ed italiana: Rosario, Mendoza, forse Cordova. Chissà. Molto dipenderà dalle condizioni meteorologiche, sulle Ande  se ci sarà neve i passi verranno chiusi e dovremo per forza trovare un volo a prezzi accettabili per scavalcarle.  Ci lasciamo sempre molte porte aperte noi, prenotando "in itinere" voli, passaggi in bus e camere d'albergo. L'andare  prende così il giusto ritmo del progetto quotidiano, la dimensione di "turisti"  lascia il campo a quella, più adatta a noi, di "viandanti". Altri amici da andare a trovare infine a Belo Horizonte, e non vogliamo perderci la visita a Ouro Preto. L' intercontinentale per il ritorno in Italia è fissato il 21 agosto da Rio. La "Città Meravigliosa" sarà dunque arrivo e partenza,  in un ideale percorso quasi circolare  del nostro girovagare per il Sud America.









 Per ora siamo solo stanchi e anche un po' avanti col fuso orario. Appena sbarcati nell'aeroporto internazionale "Antonio Carlos Jobim" (ma che tutti chiamano "Galeão"), ci lasciamo sedurre dal profumo dei piccoli e tipici panini di pasta di formaggio appena sfornati dall'omonimo fast food carioca. Noi non resistiamo mai al richiamo del pao de queijo! Fuori è l'alba: saranno più o meno le cinque. Per il nostro orologio biologico invece, ormai metà mattina.




L' impatto olfattivo e gastronomico con il Brasile ha ottenuto lo sperato effetto rivitalizzante. Ora tocca prendere un mezzo per arrivare a Rio vera e propria, perché qui siamo a una ventina di chilometri dal centro città. Ci serve perciò l'autobus blu con la scritta gialla "Premium" e "Transcarioca". Appena fuori dall'atrio dell'aerostazione, ecco i soliti tassisti a bordo banchina, più o meno abusivi ma sempre a caccia di clienti da abbindolare. Ci avviamo a passo deciso alla palina della fermata. Sappiamo dove andare e si percepisce. Infatti nessuno ci ferma, nessuno ci offre un taxi, nessuno cerca di attirare la nostra attenzione. Abbiamo anche fortuna, arriva subito il bus che con la modica cifra di una trentina di Reais in due (12,80 a testa per l'esattezza) ci porterà all'aeroporto cittadino "Santos Dumont". Il nostro Hotel dista qualche minuto a piedi da lì. E' una scelta strategica e collaudata, e di questo avremo tempo di parlare nel prossimo post. Adesso saliamo sul pullman e ci godiamo la sensazione di ritornare da una cara amica. Rio de Janeiro per noi lo è. E non vediamo l'ora di riabbracciarla.



Arriviamo in un attimo al Santos-Dumont. Non c'è ancora traffico per strada,  anche il piccolo aeroporto cittadino è semideserto. Di veramente sveglio c'è solo il celebre aviatore dedicatario dell'aeroporto, che ci osserva con grandi occhioni dall'alto di un murale.


 Il sole sta sorgendo dietro le colline e lo sbirciamo nascere fra le fusoliere dei piccoli aerei regionali. Due chiacchiere con la gentile incaricata del chioschetto di informazioni turistiche, il tempo di scegliere un po' di pieghevoli, una mappa aggiornata dei trasporti urbani. Lei studia italiano, ci racconta, ma ha anche una passione per Garcìa Màrquez. Detto, fatto. Da uno dei due zaini salta fuori  "Cent'anni di solitudine" in italiano. Gliela lasciamo in dono. Ci guarda felice, incredula, stupita. E noi ci rendiamo finalmente conto del perché ci fosse venuta quell'idea improvvisa, l'impulso irresistibile di prendere proprio quel libro bello spesso, all'ultimo minuto prima di chiudere casa, forzando la cerniera dello zaino per farcelo stare dentro. Perché era destinato a una gentile signora carioca, che dall'altra parte dell'Atlantico senza saperlo lo stava già aspettando.