giovedì 24 luglio 2014

Panamà, Boquete: nella Napa Valley del caffè



 Napa Valley del caffè. La chiamano così, la valle di Boquete. A 1200 metri di altitudine, nella regione più montuosa del paese, la cittadina prediletta dai ricchi pensionati statunitensi e canadesi rappresenta un luogo allettante anche per noi, già fiaccati dal caldo tropicale di questo secondo giorno panamense. 







Così stamattina prendiamo un bus "coletivo"  che in poche fermate ci porta al terminal di David. Quella stessa stazione dove ieri sera tardi eravamo arrivati stanchissimi, dopo un viaggio più lungo del previsto.





Troviamo subito la banchina dei pullman, già affollata di viaggiatori in attesa.



Ora non resta che prendere posto su uno di quei paciosi veicoli pubblici a forma di scuolabus americano, le corriere tipiche del Panamà. Quella per Boquete ha una perfetta carrozzeria giallo uovo con bande nere laterali, e il tettuccio è candido.




Nell'abitacolo sedili ben tenuti, di similpelle marron. Professionale, senza addobbi penzolanti nè opere d'arte aerografate sul cofano, questa corriera è una rarità. Persino un po' troppo seria.




Come sempre accade da queste parti, prima della partenza sul bus sale qualche venditore. Stavolta la merce offerta sono giornali.

                         Una passeggera, proprio di fianco a noi, ne ha comprata una copia  e la sta leggendo con molto interesse. Un'occhiata al titolo che campeggia in prima pagina ci dona un piccolo brivido: un "Tràgico" scritto in inchiostro giallo, a commento di una grande foto di una corriera ribaltata su un fianco. Cosa sarà capitato?
In fondo, solo una manciata di ore fa eravamo "on the road", lasciati a piedi da un pullman affetto da chissà quale guaio meccanico, magari a parti vitali del motore o dei freni.



Anche l'assorta lettrice, però, ci incuriosisce : veste un indumento tradizionale che abbiamo già visto e fotografato ieri, in  versione fuxia e azzurro chiaro, e sempre con cornicette e passamanerie coloratissime ai bordi di gonna e maniche. 





Che sarà mai? Una rapida scorsa alla Lonely Planet e scopriamo che si tratta del "Nahua",il vestito tradizionale delle donne  Ngobe-Bugles, il gruppo etnico più numeroso del Panamà. 












Leggiamo pure come la maggior parte di questi indigeni viva proprio sulle pendici delle montagne che circondano la valle che stiamo risalendo, la valle di Boquete appunto, e che sono specializzati nella raccolta manuale del caffè. Nel periodo novembre-marzo le famiglie Ngobe-Bugles di tutta la provincia in cui ci troviamo, il Chiriquì, si recano a Boquete per lavorare nelle piantagioni.





Una buona mezz'ora di strada in salita, con la solita colonna sonora di musica caraibica a tutto volume compresa nel prezzo del biglietto, e siamo a Boquete!










La cittadina è tranquilla, semideserta. E' un periodo di bassa stagione, turisti quasi non ce n'è, e i pensionati ricchi residenti qui (quelli per cui Boquete è diventata famosa)se ne staranno di sicuro rintanati nelle mega-ville sparse sulle verdi colline che la circondano.



L'aria è freschissima e frizzante, tutta da godere. Soprattutto lungo il Rio Caldera, le cui acque pulite attraversano la parte bassa di Boquete.





Una gelateria italiana spunta sempre dappertutto, prima o poi. Ed eccola apparire anche a Boquete, aspettava proprio noi!





Non ci lasciamo sfuggire l'occasione di gustare un buon cono gelato, le cui materie prime, ci dice la commessa, arrivano direttamente dall'Italia. In questo momento infatti, prosegue, i proprietari sono oltreoceano, a fare scorte per la prossima stagione turistica.



Non manca la frutta, in questa località tropicale ma dal clima quasi valdostano. Un negozietto ne espone alcune cassette, soprattutto banane di vari tipi, angurie, meloni, papaie assortite.

Passeggiamo un po' lungo le strade semideserte: dappertutto aria da stazione sciistica o balneare in letargo fuori stagione.















Il Volcan Baru col suo Parco Nazionale sono vicini, e insieme al Parco Internazionale La Amistad rendono questa zona un comprensorio perfetto per attività naturalistiche e sportive.






Si potrebbe passeggiare a cavallo, affittare un "quad", fare "Canopy" fra gli alberi, degustare caffè nelle aree di produzione, percorrere il famoso "sentiero del Quezal" sperando di avvistare il variopinto volatile...I depliant delle agenzie turistiche, i manifesti lungo la via principale del paese e certi fuoristrada infangati parlano di avventure en plein aire a misura di turista.











Preferiamo però esplorare ancora il paese e ci concediamo anche uno spuntino: in un capannone attrezzato a ristorante self-service, dove pranziamo in compagnia  di anziani pensionati e mamme con bambini piccoli.






Ancora una passeggiatina, un' occasione per incontrare altre donne Ngobe-Bugles e fare un giro al loro piccolo mercatino di prodotti artigianali. 






Sono bravissime, famose per i monili, soprattutto le collane di perline colorate ("chaquiras") che sanno creare con pazienza e perizia. 

Compriamo un braccialetto con i colori dell'arcobaleno (o del Quezal, se preferite) e ci avviamo verso la fermata della corriera per ridiscendere la valle. 





La calda, tropicale David, fra poco ci riavrà fra le sue umide spire.