ora che stiamo in mare.
Sull'orizzonte ottico non c'è...
si dovrà pur vedere.
Signori ancora del té,
il nostro porto di attracco darà segno di sé."
Confessiamolo... chi non ha mai sognato a occhi aperti, ascoltando quelle parole? E siccome "di andare ai cocktail con la pistola" non ne potevamo più neanche noi, ieri pomeriggio ci siamo accomodati su una nave volante della Copa Airlines modello Boeing 737 che da Quito, Ecuador, ci ha sbarcato a Panamà in un paio d'ore.
Abbiamo lasciato a Quito un bel sole, i colori vivi dei suoi quasi tremila metri di quota e gli amici Susana e Alvaro, che speriamo di rivedere presto, a Torino.
In aeroporto, ancora qualche momento di tipicità ecuadoriana: cioccolato, rose e cappelli di Panamà la nostra attesa dopo i soliti controlli della security.
Ora, lo Stato che ospita il Canale più famoso del mondo è diventato reale sotto i nostri piedi. Ne vediamo un assaggio di lussureggiante vegetazione attraverso la finestra fumè dell'albergo che ci ospiterà stanotte, un bell' hotel per turisti di passaggio, accanto all'aeroporto e ai margini di Ciudad de Panamà.
La sera cala presto, sul giardino artificiale ed elegante racchiuso nel grande spazio interno della costruzione. Proviamo a rilassarci a bordo piscina, ma tutto è pervaso da un caldo umido e appiccicoso al quale non eravamo più abituati e segna il nostro ingresso nel clima dell'estate panamense.
Appollaiati sugli alti sgabelli del banco-bar, fra luci soffuse e schermi tv che trasmettono una partita di calcio... niente Pina Colada o Coca Cola, tanto per citare ancora Ivano Fossati. Sorseggiamo invece la nostra prima birra locale. la più diffusa nel Panamà, la più famosa, quella che porta il nome del primo conquistador europeo a vedere, era il 1513, l'Oceano Pacifico.
Si chiamava Vasco Núñez de Balboa. Come la moneta ufficiale del Panamà. E come la nostra deliziosa e bionda birretta!