giovedì 25 luglio 2013

Cusco: Angeli e Démoni




Giovedì mattina sotto il cielo blu. I tetti rosso mattone di Cusco si crogiolano al sole e li ammiriamo dalle vetrate della sala da pranzo della “Pension Alemana” mentre facciamo colazione. 




Merita un reportage fotografico, questo ambiente. 




Un architetto in vena di surrealismo ha reinterpretato credenze e personaggi del mondo ultraterreno andino, realizzando quella che ci pare più una stupefacente galleria d'arte che un refettorio. Angeli trapezisti dall'aria furbetta si dondolano sopra le nostre teste spargendo petali di girasole, altri esseri angelici si preparano invece a scagliare frecce appuntite.



  
Sul davanzale della finestra, un placido Pierrot peruviano sferruzza, osservando la scena. 
Di fronte, piccoli vani verde acido: una cameretta lillipuziana ospita un letto in cui riposa un signore tutt'altro che rassicurante. I piedi unghiuti sono proprio quelli del diavolo in persona!



E il demonio, si sa, per amministrare gli inferi ormai ha bisogno della tecnologia più avanzata. Così, sulla scrivania del mini-studio attiguo, ecco un computer argentato e con tanto di mouse. Color rosso diavolo, quest'ultimo, ovviamente.

 E c'è anche l'armadio. Con quale travestimento il nostro satanasso sceglierà oggi di girare per le viuzze di Cusco? Un abito talare, una divisa del “Cienciano”, la squadra di calcio locale, o il coloratissimo costumino del personaggio chiamato “Saq'ra”, diavolo, appunto? Oh no, sicuramente quello lo tiene per le grandi occasioni: gli servirà il prossimo 16 luglio, a Paucartambo, per danzare insieme alla sua corte infernale durante la festa della “Mamacha Carmen”, la Virgen del Carmen.


Ma le sorprese... pardon, i diavoli non sono finiti. In una teca di vetro, quasi al centro della sala, abita un buffo diavoletto in mutande e occhialini rotondi alla Cavour. Indossa solo una giacca impunturata, come se stesse aspettando il sarto per gli ultimi ritocchi. Ha l'aria allegra e fuma un sigaro, tenendo in mano una moneta d'oro. 


Ormai abbiamo finito la colazione, e ci aggiriamo per la sala stupiti e divertiti: non vogliamo perderci nemmeno un particolare. Così ci affacciamo alle porte dei servizi maschili e femminili. Che spettacolo! 

Qui l'architetto si è davvero sbizzarrito creando due ambienti di una bellezza supremamente kitsch, con candele elettriche sulle mensole, pareti colorate e specchi barocchi.



Naturalmente, anche l'indicazione “HIS” e “HER” per i due diversi bagni ha il suo bravo tocco angelico. 







 O diabolico, se si parla di donne. Ahimé, nell'interpretare la figura femminile come "tentatrice", tutto il mondo è paese.


E, manco a dirlo, un diavoletto nero sta aggrappato come un freeclimber alla porta del bagno delle signore, sperando di riuscire a dare una sbirciatina. 










Continuiamo l'esplorazione, ed ecco all'improvviso, su una parete un po' nascosta, ci appare la chiave per comprendere questa spettacolare messinscena. Poche righe, in spagnolo ed in inglese, per spiegare che gli angeli e i diavoli ce li avevano anche qui nel Cusco, e ben prima che la Chiesa li portasse insieme alle navi dei conquistadores.

 Solo che i loro esseri diabolici non erano proprio malvagissimi, anzi, generosi e gentili, aiutavano i minatori in pericolo e si prendevano cura del loro bestiame. Per questo erano temuti ma nel contempo rispettati.





E gli angeli erano specie di divinità guerriere, esseri alati brillanti ma invisibili, al servizio della divinità creatrice Viracocha.




Lasciamo questo angolo inaspettato e veramente suggestivo, e ci incamminiamo per le stradine di San Blas. Dopo una colazione a casa del diavolo, quale idea migliore che pareggiare i conti con un po' di angelica clausura?


Detto fatto, acquistiamo i biglietti d'ingresso al Convento di Santa Caterina da Siena ed entriamo nel sacro luogo.

Il Convento fu voluto nel 1601 dalla stessa nobile fondatrice del Convento di Santa Caterina ad Arequipa, dopo che quello era stato distrutto da una spaventosa eruzione vulcanica. Purtroppo dopo soli 49 anni anche questo seguì la sorte di quello di Arequipa, a causa però di un violento terremoto. Fu necessario ricostruirlo, così come lo possiamo ammirare ancora oggi. E' impressionante pensare che il Monastero si trova nel punto dove al tempo degli Inca vi era un “Aqlla Wasi”, o “Casa delle prescelte”. Si trattava di un edificio dalla funzione incredibilmente simile: riservato a donne di nobile lignaggio e scelte fra le più belle del territorio Quechua. Queste donne erano consacrate al Dio Sole e si dedicavano alla preparazione delle cerimonie sacre in suo onore. Inoltre tessevano e ricamavano stoffe finissime che sarebbero servite ad abbigliare l'imperatore. Anche nel Monastero di Santa Caterina le suore provenivano da famiglie altolocate, e passavano le loro giornate a pregare e ricamare tessuti, trasformandoli in preziosi paramenti liturgici. Nelle teche se ne possono ammirare molti esemplari. 

 Il sacro luogo conserva alle pareti quadri di grande fascino, dipinti da artisti della cosiddetta “Scuola Cusquena”. Passando attraverso le sale e i corridoi silenziosi, il tempo pare essersi fermato al Seicento. La ricostruzione dei vari ambienti è meticolosa, con le minuscole camerette delle suore arredate come allora. 


Persino il tavolo a “U” del refettorio è apparecchiato di tutto punto. 









Il percorso di visita tocca poi un bellissimo ambiente interamente affrescato. Alcune teche ospitano antifonari aperti su pagine di notazione gregoriana.




Ci avviamo verso l'uscita. Come sempre accade dopo aver visitato queste oasi di pace, rituffarsi nella modernità rumorosa di una città fa un certo effetto. Per di più, oggi dalla strada provengono musiche allegre, marcette militari. Cosa sarà mai? 
Un'idea, noi veramente ce l'abbiamo. E' da ieri che in Plaza de Armas fervono i preparativi per qualcosa che ha tutta l'aria di essere una parata militare. Andremo subito alla scoperta, e ve lo racconteremo nel prossimo post.