domenica 21 luglio 2013

Ollantaytambo: sulle tracce di Manco Inka


"Ollantaytambo" recita la nostra fida Lonely Planet " è il migliore esempio di pianificazione urbana Inka ancora esistente". E dalla finestra della nostra camera, alzando lo sguardo sulla montagna di fronte, si distinguono bene le gradinate della spettacolare fortezza che sovrasta il paese: il teatro di una delle rare sconfitte subite dai Conquistadores.

 Manco Inka nel 1536 impedi l'ingresso del fratellastro di Pizarro, Hernandez,  giunto con una truppa di spagnoli  e nativi con l'intento di catturarlo. Manco Inka ed i suoi uomini bersagliarono dall'alto delle terrazze della fortezza i soldati di Pizarro con una pioggia di freccie e massi. Dopodichè allagarono la pianura sottostante servendosi di un sistema di canali già predisposti tempo prima a questo scopo. I Conquistadores se la dovettero dare a gambe, con i cavalli impantanati nell'acqua e i guerrieri di Manco alle calcagna. La vittoria di Manco Inka ebbe però breve durata: forze spagnole piu' corpose ci riprovarono dopo breve tempo ed egli fu costretto a riparare nella roccaforte di Vilcabamba. 


Con questo "film" in mente non vediamo l'ora di trovarci lì, a salire quelle gradinate per camminare su quelle terrazze. Vorremmo già essere quei puntini colorati che intravediamo muoversi lungo le muraglie, mentre facciamo colazione davanti alla finestra quadrettata del nostro hotel.






La visita al sito archeologico inizia finalmente, dopo aver acquistato il biglietto di ingresso che certamente Manco Inka non ci avrebbe fatto pagare.

Cominciamo a sperimentare gli antichi gradoni. La quota per la prima volta si fa sentire, il respiro più' rapido e l'ascesa più' faticosa del solito ci segnalano che qui siamo quasi a 3000 metri sul livello, del mare. 




Estratta la "tabacchiera"(cosi abbiamo soprannominato scherzosamente un portaocchiali trasformato in contenitore di foglie di coca) mastichiamo come veri  andini il prezioso principio attivo che permette da sempre a queste popolazioni di reggere altitudine e fatica.





Va meglio davvero! Un gradone dopo l'altro, e fermandoci ogni tanto con la scusa di contemplare Ollantaytambo ai nostri piedi, arriviamo finalmente in cima, al cospetto di una pietra sacra che tocchiamo rispettosamente. 


Queste mura, questi archi trapezoidali, queste pietre lisce e sapientemente incastrate una nell'altra ci aiutano a immaginare quell'epoca affascinante che con questo viaggio siamo venuti a cercare.