Il 28 di luglio,la più importante festa nazionale peruviana, è ormai alle porte: in quel giorno del 1821 il generale Josè de San Martin, a Lima, proclamò l'indipendenza del Perù dalla Spagna.
Ma oggi saranno protagonisti soprattutto i corpi dell'esercito, carichi di bellicosa potenza e coreografica dedizione alla biancorossa bandiera peruviana e agli alti graduati radunati sotto le patriottiche tende del palco d'onore.
Colto, esperto di mineralogia e di miniere, Gabriel era rimasto impressionato dalle terribili condizioni di lavoro a cui erano sottoposte le migliaia di indios addetti all'estrazione dell'argento. Insieme all'avvocato Manuel Ubalde, organizzarono una rivolta per ottenere l'indipendenza del Perù dalla Spagna e restaurare una monarchia di origine incaica. Il progetto fallì e la Plaza de Armas divenne il luogo dell'esecuzione della loro condanna a morte. Decisamente questi blocchi di pietra ne hanno di cose da raccontare. E meno male che con gli inseparabili smartphone e un po' di wi-fi dello Starbucks possiamo immediatamente trasformare in pagine di Storia a noi intelligibili, ciò che le pietre ci sussurrano con il loro linguaggio misterioso.
Lo pensiamo, inoltrandoci lungo la via da dove partono i cortei. L' “ammasso”, come si dice in Italia.
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Piedi protetti da scarponi anfibi battono il selciato, portando truppe pronte a fondersi con deserti, ghiacciai e selve per non farsi scoprire dal nemico.
Passano graduati in alta uniforme sopra a cavalli addobbati come dame in festa.
Passano cucine da campo e passano pure, portando un po' di trasgressione, ragazze in minigonna rigorosamente mimetica, cariche di palloncini rossi e gialli e di rumorosa allegria.