Usciti dal Convento di Santa Caterina da Siena, seguiamo la scia sonora che ci porta dritti nella vicina Plaza de Armas. E' chiusa al traffico, e si è trasformata realmente in una piazza d'armi.
In un impeto di patriottismo allargato, ci procuriamo al volo da una venditrice ambulante delle coccarde che appuntiamo subito sulle giacche a vento. Così ci pare di essere più adatti alla festa che va a incominciare.
Anche Pachacutec, dall'alto, si prepara a giudicare la sfilata.
La folla che si accalca intorno al palco e lungo i bordi della piazza è fatta soprattutto di nonni, genitori, zii di bambini che, vestiti in divise varie, saltellano qua e là eccitati o si preparano ordinati a sfilare con i loro insegnanti.
Gli insegnanti, ingessati in giacca ,con cravatta del colore d'ordinanza dell'istituto di cui fanno parte.
Le insegnanti, inguainate in formali tailleurs, sulla testa cappellini uguali per ogni scuola.
Unici tocchi di originalità personale consentiti, paiono essere le scarpe. E le professoresse e le maestre subito ne hanno approfittato, sfilando in parata con tacchi modaioli e a volte davvero vertiginosi.
I visi sono tesi e concentrati, soprattutto durante la marcia davanti al palco d'onore.
Le bande musicali, anch'esse appartenenti ai vari plessi scolastici, si alternano.
Con le percussioni, i flauti, i clarinetti, i bassituba e gli imponenti Sousaphone, danno ai piccoli fanti il passo giusto.
I giovani strumentisti fanno del loro meglio, e riescono a colorare la piazza di ritmata allegria.
Godiamo dell'atmosfera di festa pregustando già la sfilata di domattina, che non ci perderemo di certo. La lunga parata scolastica ha termine e la piazza si svuota pian piano del suo vivace pubblico. E' ora di pranzo e molti scolari e studenti, ormai liberi dalle costrizioni della sfilata, scorrazzano tra il pubblico o divorano gustosamente gelati e paste dolci comprati per strada.
Gli insegnanti commentano la loro prestazione riuniti in capannelli. Ci avviciniamo ad uno di essi e improvvisiamo un piccolo consiglio di classe italo-peruviano, con tanto di foto-ricordo dell'evento!
Certo che ad un'insegnante italiana di Storia fa un po' effetto lo spettacolo appena visto: forse nella sua testa passano fotogrammi dei cinegiornali Luce con i momenti altisonanti della propaganda scolastica del "ventennio".
Però qui l'intento pare solo quello di offrire un momento di disciplinato ed orgoglioso senso di appartenenza alla propria scuola, spettacolo dedicato soprattutto alle famiglie in festa.
La nostra prossima meta è una capatina al Museo Inka, curato dall'Università Nazionale di Sant'Antonio Abate del Cusco. Si trova poco distante dalla Plaza de Armas, ospitato in uno dei più begli edifici coloniali della città, la Casa del Almirante. Percorrere le sale dell'edificio è come attraversare la storia stessa di questo territorio: la cultura pre-incaica e quella degli Inca vi sono descritte minuziosamente attraverso reperti archeologici, tessuti, attrezzi.
Nel bellissimo cortile quadrangolare alcune donne mostrano ai visitatori le antiche tecniche di tessitura.
Purtroppo nel museo non è consentito fotografare. Quindi il racconto si ferma per forza qui, con l' ennesimo ritratto insieme a Pachacutec: ormai possiamo considerarci suoi buoni amici.
La sera si fa sentire con l'aria frizzante e fredda, e vedere attraverso i colori del cielo, che da blu si fa via via azzurro spento. I lampioni ambrati illuminano l'acciottolato delle antiche stradine.
La sera si fa sentire con l'aria frizzante e fredda, e vedere attraverso i colori del cielo, che da blu si fa via via azzurro spento. I lampioni ambrati illuminano l'acciottolato delle antiche stradine.
Noi, come già ieri sera, ci avviamo sicuri verso il ristorante di Marcelo Batata, per assaggiare altre sue sapienti riletture della gastronomia tradizionale cusquena.