domenica 24 agosto 2014

Colombia, Bogotà. Arrivederci, Monna Lisa oversize!


Anche per questo viaggio è arrivata l'ora degli addii. A noi piace pensare però a un "Arrivederci!". Ci rimane mezza giornata, prima di inscatolarci nel volo intercontinentale per l'Italia.  Tempo più che sufficiente per fare ancora una capatina nel centro storico di Bogotà e visitare la pinacoteca dedicata a Botero. 


Perché non ci basta la scorpacciata di quadri e sculture fatta a Medellin nei giorni scorsi: il nostro bye bye lo vogliamo fare…alla Gioconda.  Sorridente e misteriosa come sempre, non ci osserverà dalle pareti del Louvre ma da quella tinta crema del magnifico "Museo Botero", del Banco de la Republica.


Un po' oversize, a dirla tutta. Forse in Colombia il buon cibo l'ha resa rotondetta. O più probabilmente è il pennello magico del pittore colombiano più famoso del mondo ad averla resa una morbida e paciosa donnona. 
A farle compagnia, una sfilata di coloratissime immagini tutte in carne, come sempre, quando si parla di Fernando Botero! Venite con noi a fare un giro fra le tele:




















Passiamo ancora una volta davanti alla Biblioteca pubblica e al Centro Culturale dedicato a Gabriel Garcìa Màrquez. Un "Arrivederci" anche a Gabo, dunque!



 Ormai è tempo di tornare in hotel, recuperare gli zaini-valigia e raggiungere l'aeroporto: l'Italia ci sta aspettando. 
Una Bogotà luminosa e dai colori forti scorre attraverso i finestrini dell'auto. E' la festa degli aquiloni,  dice il tassista. Non poteva esserci modo più significativo per ricordare che viaggiare per turismo deve essere un'esperienza libertà e leggerezza. E che a un luogo in cui si è stati bene, l'anima rimane attaccata con un filo invisibile ma resistentissimo, un legame che non si strapperà mai e che se possibile ci farà tornare nei luoghi che abbiamo amato.
























sabato 23 agosto 2014

Colombia, da Medellin a Bogotà, penultimo giorno




Salutiamo Medellìn, la sua fresca temperatura continentale, le colline verdi ricche di piantagioni di pregiato caffè, le statue ciccione e simpatiche firmate Botero e tutto quanto rende finalmente questa città colombiana un luogo pacifico, vivace, dinamico e culturalmente interessante. E' sabato mattina e stiamo per imbarcarci su un volo diretto a Bogotà. Di lì eravamo partiti, un mese fa. E domani ci aspetta la grande nave volante intercontinentale che ci riporterà in Italia. 


L'aeroporto di Medellìn è in realtà situato a Rionegro, dipartimento di Antioquia, 2142 metri di altitudine sul livello del mare. Sulla torre di controllo campeggia, ahimè senza più la lettera "s", il nome del dedicatario: José Marìa Còrdova, generale colombiano fra i migliori di Simòn Bolìvar e governatore, appunto di Antioquia. Morto in battaglia, la Storia ne conserva il ricordo di uomo impavido e leale. 



Il mezzobusto all'entrata dell'aerostazione ce ne rimanda i lineamenti fieri. 





Aspettando l'imbarco riordiniamo gli appunti del viaggio. Poi il decollo, e l'atterraggio a Bogotà, puntualissimo.








Un taxi ci riporta all'Hotel già sperimentato all'inizio del viaggio, situato nella "zona rosa" di Bogotà. Quella turistica, commerciale, considerata unanimemente la più sicura della capitale colombiana. 



Oggi vogliamo proprio rilassarci. Nessun programma turistico, solo passeggiare, guardare le vetrine e la gente per strada, fare qualche acquisto da portare in Italia. E' sabato pomeriggio e nella zona pedonale i giovani benestanti di Bogotà entrano ed escono da bar, discoteche, centri commerciali e negozi alla moda. E' interessante notare l'abbigliamento: siamo in pieno inverno australe, ma non fa poi così freddo da giustificare doposcì col pelo. Ne vediamo tuttavia parecchi e ci fanno sorridere. Ma la moda è moda, si sa. E ci si piega ai suoi dettami a qualsiasi latitudine. 












Ah, vogliamo anche fare una capatina a vedere com'è fatto uno dei più assurdi, surreali e colorati ristoranti del mondo: l' "Andrès, Carne de Res" (anche detto "Andrès D.C". Ce ne sono due, in realtà, nella zona di Bogotà. E uno è proprio a due passi dal nostro albergo. Non vi ceneremo di sicuro, i prezzi sono esagerati per il livello tutto sommato popolare del ristorante, e poi bisogna prenotare e noi non abbiamo voglia di pianificare nulla, oggi. 







Ci basta quindi un giro all'interno dei vari piani, zeppi di assurdità da rigattiere davvero fantastiche.
Non può poi mancare una foto-ricordo con in mano il menù gigantesco dell' "Andrès", vera chicca per grafici pubblicitari. Un sorriso vicino alla mucca finta che pubblicizza la birra "Aguila" è la location perfetta, e ne approfittiamo.