lunedì 4 agosto 2014

Verso Panama City o, se preferite, Ciudad de Panamà

Ennesima giornata "On the Road",in partenza  dall'autostazione di Bugabe, a pochi chilometri da David, dopo aver salutato Bruno e Donatella con la promessa che ci si rivedrà a Torino per un caffè. Siamo stati proprio comodi come a casa nostra, nel loro B&B Little Italy



Ora è tempo di percorrere il cammino a ritroso e tornare verso la capitale Panama City o, meglio, Ciudad de Panamà. Non abbiamo ancora visitato le chiuse del Canale più famoso del mondo, e poi abbiamo letto che la città ha molto altro da mostrare. Siamo quindi impazienti di arrivarci e trascorrervi qualche giorno. 


Stavolta nella scelta del vettore ci siamo fatti furbi: viaggeremo su un pullman nuovo di zecca e si spera che non si fermi  a metà strada per un guasto... come ci è successo una decina di giorni fa.





In attesa di partire scattiamo un paio di foto. Il musetto imbronciato del taxi di un Batman latino... 













...e il solido paravacche di un fuoristrada fumante, a cui il proprietario continua a versare taniche d'acqua corrente nel cofano.










Finalmente si parte. Aria condizionata a palla, e vetri puliti da cui guardar fuori il paesaggio che scorre.






La Panamericana non ci delude mai. Anche stavolta è all'altezza del nostro immaginario di viaggiatori europei affascinati dall'idea di star percorrendo la strada mitica che collega da nord a sud, salvo l'interruzione fra Panamà e Colombia, tutto il continente americano.

Lavori in corso, forse un raddoppio di carreggiata, permettono di  apprezzare il suolo rosso mattone e la potenza delle grandi macchine di movimento terra.

Come formiconi industriosi, grossi camion si muovono nella calura spostando tonnellate di detriti e sabbia.










Per un istante riusciamo a vedere una tavolata di operai. Fanno pranzo tutti assieme, sotto un tendone blu.



Ma è solo un attimo, la strada scorre veloce sotto le ruote del nostro bus e ora a passarci a fianco è un cartello stradale. Avverte del pericolo di caduta. Non facciamo però in tempo a capire di cosa.

Il nostro schermo improvvisato, ora si trasforma in un quadro di Arte contemporanea: piove, e rivoli d'acqua si spandono irregolari su uno sfondo di alberi in movimento.



Il pullman si concede una breve sosta in autogrill. Giusto il tempo per i passeggeri di andare ai servizi e mangiare qualcosa.













Durante la sosta riusciamo a fare due chiacchiere con un famiglia di indios dell'etnia Ngobe-Bugles, il gruppo etnico più numeroso del Panamà. Chiediamo e otteniamo di fotografare da vicino le passamanerie colorate del loro vestito tradizionale femminile, chiamato"Nahua". 





Si riparte, e stavolta tutto d'un fiato percorriamo la strada che ancora manca.









All'improvviso, ecco l'imbocco del Canale di Panama! Stiamo passando sul Puente de las Americas e di nuovo, come già all'andata, sale l' emozione per la consapevolezza di essere prossimi a un luogo mitico della Storia e della Geografia.










































Mentre il pullman percorre gli ultimi chilometri verso l'autostazione di Albrook, vediamo camminare in strada degli addetti alla Capitaneria di Porto del Canale, fasciati nelle divise candide da marinaio. Quest'ultima inquadratura è senza dubbio un buon modo per iniziare il racconto di una città moderna che vive sulla cerniera fra Pacifico e Atlantico e dell' amministrazione del traffico di merci e passeggeri ha fatto uno dei suoi introiti principali.