venerdì 1 agosto 2014

Costa Rica: quando si dice "La Svizzera del Centro America"





Quando si parla del Costa Rica qualcuno c'è sempre, che la definisce "la Svizzera del Centro America". Sarà  perchè gli standard di vita qui sono più alti che nel resto dell'America Latina. O forse perchè davvero, se capitate in posti come questi, viene proprio la tentazione di alzare lo sguardo...casomai  al fondo della collina, fra le nuvole si intravedesse il Monte Bianco.




Le casette hanno tetti spioventi decorati con i tipici motivi in legno che ritroviamo nei villaggi alpini. Anche le finestre sono quanto di più mitteleuropeo ci sia: persino i cuoricini intagliati nelle persiane.





Un trenino svizzero, rosso brillante, contrasta con il verde  del prato. E' fermo, ormai diventato parte di un paesaggio che vuole far finta di essere a diecimila chilometri di distanza da lì.








Ora, però, basta con le foto "svizzere"! C'è bisogno di una buona colazione. Abbiamo appena ripreso il viaggio, lasciando alle spalle il favoloso Hotel "Tàbacon".  Senza fare colazione, però:  lì, ci sarebbe costata una...fortuna, tanto per fare il verso alla località ai piedi del vulcano Arenal, "La Fortuna", dove ieri abbiamo  trascorso momenti di puro relax immersi nelle sue calde acque termali. 


La strada scorre in un continuo zig-zag di curve, immersa nel verde e nell'umidità. Costeggiamo il Lago Arenal. Di bar o locande dove far colazione, neanche l'ombra. Ma l'inseparabile guida "Lonely Planet", sempre seduta accanto a noi e prodiga di suggerimenti, parla di una certa panetteria tedesca dove gustare gli strudel più buoni del Centro America. Vuoi vedere che, girata la curva, la troviamo?





Ma certo! Eccola qua, la "German Bakery" del Costa Rica. Un'insegna artigianale, gialla e rossa, accanto a una catapecchia con il tetto di lamiera che di tedesco per ora non ha proprio nulla. Saliamo la scala d'ingresso, perplessi e nel contempo curiosi. Il profumino di brioche che aleggia nell'aria promette bene. Il posto, rialzato rispetto alla strada,  è diviso in due: da una parte rivendita, dall'altra una veranda all'aperto con tavoli e sedie. Fa proprio al caso nostro! 



Ordiniamo nella parte "panetteria" cappuccini e fette di strudel e ci sediamo nell' originale dehor pensile. 












C'è parecchio da vedere, di insolito. Insolito per essere in un paese tropicale, s'intende: alle pareti, rigorosamente perlinate come in un rifugio alpino, spiccano diverse paia di sci d'antiquariato e  pubblicità di birre tedesche.








Dal soffitto, però, pende un curioso tronco congegnato a cartello di segnaletica stradale: ci ricorda che malgrado le apparenze Berlino dista ben 9643 chilometri da qui. 






Aspettando, abbiamo modo di fare due chiacchiere con il proprietario di questo posticino surreale. Si tratta dell'ennesimo europeo, tedesco naturalmente, stabilitosi qui. Un ragazzo giovane ed intraprendente, panettiere e pilota di ultraleggeri. Accomunati a lui dalla passione per il volo in tutte le sue declinazioni (siamo stati entrambi paracadustisti e uno di noi due pilota di mestiere), ce la raccontiamo per un po'...finchè lo strudel più buono del Costa Rica arriva fragrante e bollente direttamente dal forno alla nostra tavola! Altro che del Costa Rica, questo è lo strudel migliore della Germania. Se doveste capitare da queste parti, non lasciatevelo sfuggire!!!



Rimettiamoci in cammino. La meta è ancora lontana: vorremmo arrivare entro sera alla cittadina di San Isìdro General, sulla via per il Panamà. Domani riconsegneremo l'auto, al confine di Paso Canoas. Poi, servendoci del solito traballante pullmino pubblico, torneremo dagli amici del B&B "Little Italy", a David,  per un'altra breve sosta di un paio di giorni.


La strada scavalca un colle su cui qualche pala eolica gira pigramente smuovendo un velo di nubi livide. Verde. Verde dappertutto, sembrererebbe di essere nelle nostre colline piemontesi, non fosse che lo sguardo coglie una vegetazione che proprio piemontese non è, con palme e strani arbusti fioriti,  simili a piccole strelizie.



Arriviamo finalmente a San Josè, la capitale del Costa Rica, dalla quale eravamo partiti l'altro ieri per deliziarci a "La Fortuna". Caos e tangenziali trafficate esattamente come ce le ricordavamo, ahimè. 



Ora si tratta di scegliere fra percorrere la strada costiera già fatta arrivando dal Panamà, o invece seguire la Panamericana inoltrandoci nell'interno del Paese. Optiamo per questa seconda via e ne cerchiamo l'imbocco, aiutandoci con il navigatore dell'Ipad.



Iniziamo a vedere per la periferia cittadina molti festoni colorati, tesi fra un lampione e l'altro. Poi tendoni bianchi, lato strada, come quelli dei posti tappa delle maratone cittadine. Ci sono deviazioni di percorso, e anche tanta gente a piedi, con fare da podista e tshirt colorate. Siamo di certo incappati in una manifestazione sportiva. E presto, ci diciamo, ne saremo fuori. Non appena avremo imboccato la Panamericana che, da San Josè, scavalca i rilievi circostanti portando i viaggiatori dritti (si fa per dire, vista la tortuosità della strada) su San Isidro General.






Ma ci sbagliamo di grosso. I "podisti" sono tanti. Troppi, per essere dei semplici partecipanti a una maratona. Lungo il bordo della strada camminano famiglie intere, nonni, genitori, bambini anche piccoli.














E notiamo che, man mano che ci allontaniamo dalla Capitale inerpicandoci per la Panamericana, i camminanti si fanno sempre meno sportivi e sempre più pellegrini: alcuni hanno bastoni che farebbero invidia a Mosè, altri invece sembrano appena usciti dal salotto di casa, in ciabatte e senza giacca a vento o bottiglietta d'acqua appresso. Ma dove vanno, tutti in fila, diretti verso San Josè? E quanti sono? Ce lo chiediamo stupitissimi, mentre aguzziamo la vista per non rischiare di schiacciarne qualcuno dove la strada si fa stretta e le curve cieche. Oltretutto sta facendosi buio, la Panamericana si arrampica lungo un paesaggio fresco di boschi sicuramente piacevoli di giorno ma forse pericolosi e comunque inospitali per passarci la notte. Intanto la fila di famiglie in marcia continua a condividere la carreggiata con noi, in senso contrario.

Poi, la soluzione del mistero arriva attraverso l'autoradio! Facendo uno "zapping" intercettiamo una stazione locale che lancia appelli alla popolazione perchè si provveda di scarpe comode, un maglioncino e scorta d'acqua. E non pernotti in zone isolate e quindi potenzialmente pericolose. Poi ci sintonizziamo su un'altra radio, e stavolta si tratta di una vecchia conoscenza anche italiana: Radio Maria. Canti religiosi frammisti a raccomandazioni sulla necessità di bere molta acqua camminando, poi interviste ai primi entusiasti pellegrini arrivati. Arrivati...ma dove? Ascoltiamo con attenzione, adesso.


(img Wikipedia)
E capiamo così che domani, 2 di agosto, cade la Festa della Madonna degli Angeli, la Virgen de los Angeles. Detta con affetto "La Virgen Negrita" perchè è raffigurata in soli 18 cm di pietra scura. La devozione dei costaricensi per lei è enorme. Patrona del Costa Rica, ogni anno alla vigilia della festa, che è festa nazionale, la Virgen Negrita convoglia milioni di pellegrini al santuario di Cartago, dov'è custodita. Si dice che questo sia il quarto pellegrinaggio cristiano nel mondo, per numero di fedeli che vi prendono parte ogni anno.


Dopo tanta salita, la strada Panamericana ora plana con forte pendenza verso la cittadina dove contiamo di fermarci per la notte: San Isìdro General. Una matassa di nuvole ce ne impedisce ancora la vista, ma sappiamo che non manca più molto all'arrivo.






Finalmente, si conclude anche il nostro pellegrinaggio, alla rovescia rispetto alla moltitudine impressionante di gente che si dirigeva invece a Cartago, non lontano da San Josè. Nel piccolo motel dove stiamo per trascorrere la notte, la ragazza della reception ha la tv accesa e sullo schermo scorrono le immagini del Santuario della Virgen illuminato a festa, dei visi sfiniti e raggianti dei pellegrini appena giunti sotto il mantello amorevole della piccola Madonnina di pietra.




Grazie ricevute, grazie da chiedere, il fervore della gente intervistata esce palpabilmente dal piccolo schermo, commuove e stupisce. L'universo latinoamericano ci ha regalato anche oggi una sua piccola, speciale sorpresa.