venerdì 22 agosto 2014

Colombia, Medellìn. Ciccia è bello, se è di Botero

Medellìn adesso è una città nel complesso sicura. E dinamica, al passo con i tempi. Ha una metropolitana ben organizzata, moderna e pulita. Ha persino dei punti di raccolta e distribuzione di libretti di poesie. I passeggeri possono prenderli ad inizio viaggio e ricollocarli negli appositi contenitori prima di riemergere in superficie. 













Medellìn è anche la città di Fernando Botero, nato qui nel 1932, l'uomo che dopo gli artisti rinascimentali ha reso  più giustizia ai fisici opulenti facendo tornare di moda la ciccia nel mondo dell'Arte. Perché anche se si possono fare discorsi dotti sulla sua produzione artistica la gente comune associa il suo nome a magnifiche grassone dall'aria surreale, bambini obesi come bambolotti dallo sguardo dolce e stralunato, ciccioni soddisfatti con visi rubicondi e giro vita degni di Gino Bramieri.




Persino icone assolute come La Gioconda  sono state rivisitate e "gonfiate" dal pennello deformante dell'artista colombiano (per vederla, però, dovete andare a Bogotà, dove è custodita nel Museo Botero).


Ci piace tanto, Botero. Quindi, la prima tappa a Medellìn sarà il Museo de Antioquia, zeppo di suoi quadri, ma soprattutto la piazza antistante, la Plazoleta de las Esculturas, ma conosciuta proprio come "Plaza Botero".  Costellata di sculture (ben 23) e popolata da turisti intenti a fotografarle e a fotografarsi, la piazza è un misto di corte dei miracoli, circo felliniano e galleria d'arte a cielo aperto.  Una donna dall'aria sfrontata pare aspettare clienti appoggiata a un robusto destriero pietrificato, o forse è solo lì in attesa di qualche spicciolo per levarsi di torno e permettere così di fotografarlo.  








Poco più in là, viavai di venditori ambulanti di cartoline, opuscoli, chincaglieria assortita, soprattutto braccetti telescopici per lo smartphone, occhiali da sole e cappelli (vorranno mica i turisti privarsi di un bel selfie accanto alle tonde e lucide forme bronzee?!).

 L'atmosfera è allegra, i turisti toccano e fotografano come impazziti ogni particolare intimo dei giocattoloni di bronzo: seni strabordanti, culoni, adipi, e poi gatti in posa da sfinge, cavalli, orsi, muscolosi corazzieri, enormi omoni metallici con in vista attributi piccolissimi. Tutto viene rovistato da mani, occhi e obiettivi fotografici senza tregua e con gran divertimento generale. Ne sono la prova  le superfici più toccate, dove la patina scura vira al giallo ottone. 



















E' davvero inebriante questa atmosfera da luna-park. Botero riesce a ripescare in noi il bambino o la bambina che troppo spesso dimentichiamo di essere stati.  Questa magica capacità lo accomuna ad artisti come Keith Haring e Calder. Cediamo quindi, come gli altri turisti, alla tentazione di metterci in posa scattandoci a vicenda qualche foto giocherellona di cui "vergognarsi", ma neanche poi troppo, quando saremo tornati a casa.

Davanti alla piazza, merita poi una visita il Museo de Antioquia, non completamente dedicato a Botero ma quasi. Altre sculture, ma soprattutto un centinaio almeno di suoi dipinti. Alcuni decisamente famosi come la serie dei toreri, e poi le nature morte con la frutta o i fiori ciccioni, colorate e divertenti. 


















 Ma i due quadri più simbolici per Medellìn sono senza dubbio quelli che raffigurano la morte del temuto narcotrafficante Pablo Escobar. In particolare, "Pablo Escobar Muerto" , dipinto da Botero nel 2006 e donato al Museo della sua città, a ricordare ai visitatori che solo dopo la sconfitta del famigerato Cartello e la scomparsa del suo capo, finalmente la città ha ripreso sicurezza e normalità. 



La volontà di dire no alla violenza è ribadita anche da altre opere,la più curiosa ci è sembrata "Escopetarra", cioè un fucile-chitarra, eloquente  simbolo di pace in una nazione dove anche la guerriglia delle FARC ha contribuito a creare un clima molto difficile e pericoloso. Il singolare manufatto è stato pensato dal musicista colombiano Cèsar Lòpez e realizzato dal liutaio Alberto Paredes.



Dopo la scorpacciata di rappresentazioni oversize pensiamo che davvero "ciccia è bello, se è di Botero". Quasi quasi vorremmo avere qualche chiletto in più. Solo per un po'. Per vedere l'effetto. E proprio all'uscita, dove c'è una stanza dedicata ai laboratori per i visitatori più piccoli, uno specchio deformante ci accontenta immediatamente!