lunedì 19 agosto 2013

Paraguay, Asunción: " Il treno va, scomparirà..."

 Il treno va, scomparirà, sulle sue ruote rotonde...dietro le nuvole bionde...” canta Paolo Conte. Stamattina ad Asunciòn di nuvole nemmeno l'ombra. Ma treni scomparsi nelle nuvole del passato, quelli sì che ci sono. Il posto giusto per trovarli è il Museo Històrico Ferroviario, allestito nella affascinante ex Stazione Centrale.



Il suo nome originario era “Estaciòn San Francisco” e fu progettata dall'architetto inglese Alonso Taylor, detto il “Picapedrero”, arrivato direttamente dall'Europa nel 1859. Nei giornali dell'epoca si parla frequentemente di questo edificio. Il 30 luglio 1863 il giornale locale “El Seminario” riferisce persino di un gran ballo svoltosi nel salone principale della Stazione, offerto dagli Ufficiali dell'esercito al Presidente della Repubblica in occasione del suo compleanno.






Spinti dalla curiosità e dalla voglia di fare un altro viaggio, stavolta nel tempo, entriamo, osservando la soglia che tanti passeggeri prima di noi hanno varcato. Si saranno subito messi ordinatamente in fila per acquistare il biglietto e salire su quella meraviglia meccanica che doveva rappresentare a quell'epoca un treno a vapore.



La storia delle ferrovie americane è lunga. La prima in assoluto è datata 1831, piccola linea ferroviaria tra Albany e Schenctady, negli Stati Uniti. Poi arriva la ferrovia cubana tra L'Avana e Guines, nel 1834. A seguire, nel 1851, viene inaugurata la prima linea sudamericana, la Lima - Porto del Callao, in Perù. Anche il Cile, nello stesso anno, si dota di una ferrovia: la Caldera – Copiapò, voluta per trasportare passeggeri e merci, ma soprattutto minerali estratti dalle miniere d'argento di quelle zone. Il Brasile vede la sua prima ferrovia nel 1854 e l'Argentina due anni dopo, nel 1857. In Paraguay l'idea di una ferrovia la porta il 1856. 



Quell'anno Carlos Antonio Lòpez, primo Presidente della Repubblica, commissiona ad alcuni ingegneri britannici il progetto di una linea ferroviaria che copra la settantina di chilometri fra Asunciòn e Paraguarì. E due anni dopo, mentre i soldati dell'esercito di Stato impiantano rotaie e traversine, negli arsenali si costruiscono carrozze e motrici copiando tre locomotive e tre vagoni fatti appositamente costruire in Inghilterra e poi importati in Paraguay per servire da modello. Il primo vero treno inizia il suo viaggio nell'ottobre del 1861: un percorso breve, dalla Stazione Centrale di Asunciòn a Trinidad. Alla velocità, davvero notevole per i tempi, di 75 chilometri all'ora! 




Solo sei mesi più tardi la tratta si allunga fino a servire la città di Luque e, l'anno successivo, la città di Areguà. Poi, Patino – Ypacaraì, Pirayù, Cerro Leòn, fino a Paraguarì, dove le opere ferroviarie si interrompono a causa della Guerra della Triplice Alleanza appena iniziata.




Negli anni a seguire la gestione delle ferrovie paraguaiane fu data quasi sempre in concessione a privati, con risultati spesso insoddisfacenti e qualche evidente abuso, fino al 1962. Da allora e fino all'inizio del nostro secolo la gestione del servizio ferroviario passa a un ente statale, il “Ferrocarril Central del Paraguay Carlos Antonio Lòpez”. Ora la ferrovia in Paraguay non c'è più, soppiantata dagli autobus. Ma come funzionava una ferrovia di cento anni fa? E' semplice immaginarsi bigliettai,impiegati, progettisti, controllori, capistazione, macchinisti, passeggeri e passeggere, aggirandosi fra gli oggetti esposti nelle sale.








Libroni e registri impolverati, impilati dentro teche e scaffali che sanno di legno antico.














E poi calamai, mostrine identificative, bottoni di divisa, timbri, manuali tecnici per ingegneri delle ferrovie.

Sembra di sentire ancora il ticchettio regolare dei vecchi orologi a pendolo o quello rapido e nervoso del telegrafo, il trillo acuto dei telefoni o insistente della campana delle locomotive. 









E, attraverso la polvere del tempo, immaginare i bagliori delle grandi lanterne di segnalazione. 



Saliamo ora su un treno molto particolare: il treno con i vagoni destinati al Presidente della Repubblica. 

 Apriamo con delicatezza la porta a vetri che delimita lo studio-sala riunioni del Presidente. Già si intravedono, dietro le eleganti iniziali molate nel cristallo, i tendaggi rossi e il cuoio amaranto delle poltrone.

Poi, non manca il vagone - letto, con camere arredate di tutto punto e illuminate dai tipici paralumi di vetro a corolla. I soffitti sono stuccati e decorati come in una vera camera da letto, però più piccola e viaggiante. 





Le toillettes sono ampie e tutto sommato più confortevoli di quelle degli aerei di oggi. Un vero e proprio , piccolo "Orient Express".


Naturalmente c'è la carrozza ristorante, dotata di angolo bar, cucina con stufa, scaffali e lavandino. 






I vagoni sono terminati, scendiamo dall'ultima carrozza sull'ampia banchina deserta. La luce inonda i grandi spazi coperti che ospitano treno e locomotiva ormai in pensione. Come vecchie nonne pazienti, con dolcezza ci hanno raccontato stamattina di un tempo lontano, quando i treni andavano più lenti e scomparivano dietro nuvole di vapore.