mercoledì 7 agosto 2013

Da Potosì a Uyuni: Una Notte in Bolivia


Sono le 18:30 e Potosì sta tornando alla normalità dopo la altisonante parata militare appena conclusa.


Il Presidente Evo Morales se n'è tornato alla Capitale, rimangono ancora gli affusti di cannone e i mezzi militari, parcheggiati nel cortile dell'autostazione e lungo la strada.







Lasciamo la città al suo scomodo carico di Storia e minerali preziosi, imbarcandoci su un autobus di linea. Destinazione: Uyuni.  

Il pullman si immerge presto nella notte boliviana ricca di buio e di stelle. Percorre strade senza traccia apparente di case e villaggi. Ma a sorpresa, ogni tanto un passeggero si alza, il bus si ferma e lo scarica nell'oscurità. Dopo circa 5 ore appare qualche luce e ci rendiamo conto di essere quasi arrivati. 








Uyuni, la città che dà il nome al Salar, deserto di sale bianco e croccante disteso su diecimila chilometri quadrati di Bolivia ai confini con il Cile. Sotto le luci gialle delle poche vie, ci appare deserta e silenziosa. Le strade sono di terra battuta e gli edifici bassi e squadrati come capannoni. Fa freddo, soffia un vento gelido che solleva la polvere ed entra nelle ossa. Estratti i bagagli dal ventre dell'autobus, approfittiamo di un taxi solitario per superare i pochi isolati che ci separano dall'albergo prenotato. Entriamo. Sembra una caserma o un motel, con porte che si affacciano sul cortile. Individuiamo la "reception" notturna: una specie di stanza-guardiola. All'interno due portinai, un uomo e una donna, indaffarati a sfogliare registri sotto una luce livida al neon. Dietro di loro, due letti singoli equipaggiati con strati di coperte. Il freddo continua a penetrare dappertutto. Ci presentiamo, ma la nostra prenotazione non risulta e la donna bofonchia qualcosa che ha a che fare con turisti già arrivati che hanno preso la camera. La prospettiva di una notte all'addiaccio, nelle strade da Far-West di Uyuni e a temperature polari, ci atterrisce. Insistiamo ripetendo il nome di chi ci ha effettuato la riserva. Cedono abbastanza presto, i due portieri di notte. Ci allungano la chiave della stanza con una mano, prendono la carta moneta del relativo importo con l'altra. Ci attende una piccola e ascetica cameretta senza riscaldamento. Ai muri, cartoni appiccicati con il nastro adesivo. La coibentazione casalinga non serve a molto: nella stanza ci saranno si e no dieci gradi. Ci addormentiamo infreddoliti sotto pesanti coperte. Domani il Salar ci aspetta: i prossimi tre giorni dovremo affrontare una faticosa avventura.