giovedì 15 agosto 2013

Paraguay: arrivare ad Asunciòn il giorno dell' Assunzione

L'ingombrante veicolo granturismo della “Flecha Bus” ci ha sbarcato alle 4,30 del freddo mattino di ferragosto a Resistencia, in piena regione del Chaco argentino.



Nella notte abbiamo percorso 850 km dei quali almeno 100 su sterrato. Significa avere polvere dappertutto, addosso e sui bagagli. Il terminal è quasi deserto salvo noi, qualche altro passeggero assonnato e alcuni cani randagi accucciati su cartoni caritatevolmente messi sul pavimento. Cerchiamo i servizi igienici e li troviamo “abitati”: in quello femminile ad esempio, ci sono tre donne e due bambine distese su sdraio pieghevoli, ben coperte e con tanto di stufetta elettrica e tv accese. Accanto, un tavolino da campeggio e un cartello. Sopra c'è scritto che si tratta di persone sfrattate e senza possibilità di permettersi altra dimora. E una scatola con una fessura dove infilare eventuali aiuti economici. Assolutamente volontari, specifica sorridendo una delle signore. Lasciamo il nostro contributo, pensando al gelo che pervade questa autostazione ancora immersa nella notte. C'è un' unica biglietteria aperta, quella della compagnia Godoy, con destinazioni Asunciòn e Clorinda. 
Il bus per Asunciòn, nostra meta, è partito alle 00,30. L'impiegato dello sportello ci informa che la prima possibilità per il Paraguay è un bus che partirà di lì a poco, alle 5,30 per Clorinda, arrivo previsto ore 10,00. Clorinda, città di confine con il Paraguay, distante 280 chilometri da dove ci troviamo. Domandiamo: e poi? Risponde che, una volta attraversata la frontiera con il Paraguay, ci sono “colectivos” e taxi per Asunciòn.
Scegliamo questa soluzione. Il freddo pungente e il deserto squallore del terminal fanno venire voglia di salire sul primo autobus disponibile, pur di scaldarsi e andare via di lì. Detto, fatto. Il nuovo veicolo però, un altro grosso autobus a due piani, si rivela tutt'altro che accogliente. Il riscaldamento funziona poco e male. Rimaniamo imbacuccati, con tanto di guanti e di “chullo”, il tipico berretto andino di lana di alpaca. I passeggeri sono pochi e allora cerchiamo di dormire, accucciati ciascuno in due sedili ben impolverati. Ogni tanto il bus si ferma e fa salire altra gente.
Dopo un po' dobbiamo rinunciare al secondo sedile e compattarci, seduti, al nostro posto. 



Il sole per fortuna è ormai alto e scalda il vetro dei finestrini, regalandoci finalmente un po' di tepore.


Siamo stanchi e senza colazione. Il nostro solo spuntino è stato una tavoletta di cioccolato comprata nell'unico chiosco aperto del terminal di Resistencia. Una dura prova di...resistenza, ci viene da dire per ridere un po',mentre guardiamo la strada scorrere e, finalmente, il cartello stradale “Clorinda” apparire. Sembra il nome di una "Città Invisibile" di Italo Calvino.




















Fine della tratta. Ecco l'ennesimo posto di confine da attraversare a piedi. Ci sentiamo piccoli piccoli, mentre camminiamo vicino ai giganteschi Tir incolonnati verso la dogana. 



Attraversiamo un lungo ponte di ferro, le rotelle dei trolley fanno un rumore infernale scorrendo sopra il metallo traforato della passerella. 



Sotto di noi scorre l'acqua tranquilla del Rio Pilcomayo.





La polvere del Paraguay va a sovrapporsi allo strato di polvere dell'Argentina che portiamo già addosso: un melange davvero pittoresco, in barba ai creatori di confini e frontiere. Ma ancor più pittoresco è il mezzo di trasporto che scegliamo per percorrere i quaranta chilometri finali.
Un pulmino da una quindicina di posti condotto da un bizzarro equipaggio: l'autista (un giovanotto in tenuta rap)e due suoi assistenti (uno raccoglie i soldi del biglietto e aiuta i passeggeri a scendere e salire, l'altro porge ogni tanto al conducente il contenitore del “mate” perchè ne beva una sorsata). 


Ah, dimenticavamo, c'è un quarto membro. Dio in persona. L'indimenticabile opera d'arte dipinta sopra al parabrezza lo dice chiaramente: “Guidato da me, ma condotto da Dio”. Meglio di così!
El Aventurero del Asfalto”, ben accomodato su un sedile di peluche rosso in composè con il coprivolante, la cloche del cambio e le cornici degli specchietti retrovisori, mantiene la promessa e ci porta sani e salvi a destinazione. 



Scendiamo in un'assolata e tiepida Avenida Aviatores del Chaco, in una luminosa giornata di Ferragosto, festa dell'Assunzione di Maria Vergine, in Asunciòn, Paraguay. Una vera raffinatezza, no?